Vulpetti FrancescoDottore Commercialista e Revisore Legale dei Conti
lunedì 12 settembre 2022

Merito creditizio con l’entrata in vigore del Codice della Crisi

Ripensare il rischio credito

Novità Codice della crisi d’impresa – Merito creditizio

Le banche le imprese ed i professionisti dopo l’entrata in vigore del nuovo codice sulla crisi d’impresa dovranno confrontarsi con un contesto normativo ed operativo di riferimento significativamente modificato. La lenta introduzione della riforma introdotta dal nuovo Codice sulla Crisi d’Impresa, si è intersecata con il cambiamento significativo attualmente in atto a livello europeo in materia di regolamentazione bancaria. le autorità di vigilanza bancarie (

EBA e BCE) hanno aggiunto nuove regolamentazioni alla già complessa struttura a cui deve essere ricondotta la relazione tra sistema finanziario e imprese, finalizzata principalmente a contenere, in modo significativo, i crediti deteriorati. Le linee guida comportamentali definite dall’EBA indicano agli operatori del settore i vincoli normativi da rispettare nell’attività di valutazione del merito creditizio in sede di prima concessione creditizia e di monitoraggio delle posizioni creditizie durante tutta la vita contrattuale dell’esposizione.


Affidamenti bancari - Segnalazioni Centrale dei Rischi

Inoltre va tenuto conto che, a far data dal 30/6/2020, è cambiata la “definizione prudenziale di default” prevista da linee guida EBA che definisce nuove soglie di rilevanza molto più restrittive delle obbligazioni creditizie in arretrato.


In termini assoluti: 100 € per le esposizioni al dettaglio comprese quelle nei confronti delle micro imprese e 500 € per tutte le altre; in termini relativi: 1% dell’affidamento complessivo per le esposizioni nei confronti di banche e qualunque altro intermediario creditizio.


Oltre i 90 giorni di past due, Il congiunto superamento delle due soglie obbligherà l’intermediario a segnalare in Centrale Rischi lo stato di default- sofferenza.

Finanziamenti e affidamenti bancari

Con l’entrata in vigore del nuovo codice della crisi d’impresa quali saranno le ricadute pratiche sul rapporto banca-impresa? E quali saranno le ricadute sul rischio credito? Innanzitutto le banche e tutti gli intermediari creditizi dovranno attivare presidi pro attivi nel monitoraggio del credito attraverso il miglioramento dei loro sistemi di allerta interni e l’adozione di strumenti informatici in grado di intercettare già nelle fasi iniziali eventuali segnali anche deboli di deterioramento. In secondo luogo, le banche tenderanno a limitare le forme tecniche di affidamento con scadenza indeterminata, trasformandole a scadenza, al fine di spostare su base infrannuale il controllo della revisione degli affidamenti, e non più solo annuale come attualmente accade per i crediti in bonis. Inoltre saranno richiesti alle aziende e adeguati e verificati flussi informativi soprattutto prospettici (forward-Looking information), accurati, affidabili, integrali e tempestivi e ciò obbligherà le PMI ad una formale gestione pianificata sia dei flussi di tesoreria (previsionale di cassa) che degli obiettivi economico finanziari a medio termine (piano aziendale).in altre parole la visione delle PMI dovrà essere di tipo forward Looking e i conseguenti strumenti dovranno basarsi su reportistica di tipo previsionale quali budget di tesoreria a 12 mesi e piano aziendale a tre anni. Conseguentemente le professionalità coinvolte nella crisi d’impresa devono avere competenze economico finanziarie e più in generale aziendalistiche, in particolare devono essere professionisti abituati ad interfacciarsi con le banche e gli altri intermediari finanziari. Gli attuali strumenti di rendicontazione contabile e comunicazione finanziaria non sono in grado di supportare adeguatamente le necessità di pianificazione, controllo direzionale e monitoraggio del rischio di insolvenza previsti dal nuovo Codice della Crisi. In particolare, la normale rendicontazione contabile, basata sul criterio convenzionale della competenza economico annuale, realizzata su base esclusivamente storica e di derivazione fiscale non può costituire un ragionevole e sufficiente presidio di monitoraggio preventivo delle situazioni di crisi aziendale, intese quali squilibri economico aziendali tendenzialmente destinati a produrre situazioni di illiquidità e insufficiente sostenibilità finanziaria. Gli strumenti in grado di costituire, sul piano operativo, un valido supporto ai processi decisionali di gestione e monitoraggio del rischio di crisi d’impresa sono il piano aziendale ed il budget di tesoreria.


Tesoreria aziendale per la stima dei flussi di cassa

In conclusione, si deve ribadire la necessità per tutte le PMI di dotarsi di adeguati sistemi di gestione proattiva dei flussi di tesoreria aziendale, da intendersi quale sistematica pianificazione e controllo delle entrate ed uscite di cassa con un orizzonte temporale di 12 mesi. L’esigenza, in particolare, di introdurre procedure e strumenti di gestione tesoreria, non solo su base meramente passiva cioè non di sola rendicontazione a consuntivo, ma anche su base previsionale quale fattore di prevenzione di possibili situazioni di illiquidità, e conseguentemente di crisi d’impresa, è stata più volte ribadita dal settore bancario. Quest’ultimo infatti, al fine di minimizzare il rischio di credito, è interessato, anche per effetto dei nuovi e più stringenti vincoli operativi imposti dalle vigenti normative, ad una corretta calibrazione dei fidi per auto liquidante in funzione degli effettivi fabbisogni di tesoreria periodici attesi.


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