Primieri LucaFounder Prophelia Consulting
lunedì 5 settembre 2022

Il nuovo Codice della Crisi d'impresa e dell'insolvenza

Normativa aggiornata 2022

Budget di Tesoreria - Strumento di misurazione dei flussi di cassa disponibili – free cash flow

La gestione finanziaria dell’impresa misura la creazione di valore aziendale inteso come generazione di flussi di cassa disponibili – free cash flow.

I risultati che vengono raggiunti sono i seguenti:

  1. 1 Risultato economico inteso come ottimizzazione de costo del denaro
  2. 2 Risultato finanziario inteso come capacità dell’azienda di far fronte regolarmente agli impegni finanziari
  3. 3 Risultato patrimoniale inteso come capacità dell’impresa di avere fonti di finanziamento adeguate agli impegni finanziari che la società ha assunto.

Cos’è il nuovo Codice della Crisi d'impresa e dell'insolvenza

Diagnosticare già dai primi sintomi le aziende in “stato di crisi" per evitare l'insolvenza. Ma anche preservare le imprese più meritevoli che, a causa di contingenze particolari e per un periodo limitato, si trovano a corto di liquidità.


È con questa idea di fondo che, agli inizi del 2019, il legislatore italiano ha messo a punto la più grande riforma del diritto fallimentare da decenni: si tratta del nuovo Codice della Crisi d'impresa e dell'insolvenza (Decreto Legislativo n. 14 del 12 gennaio 2019), ovvero un insieme di 391 articoli, che, dopo una serie di rinvii dovuti alla pandemia, entrerà in vigore il 15 luglio 2022.

Obiettivi della riforma

Al di là dei singoli provvedimenti, il nuovo ”Codice della Crisi d'impresa e dell'insolvenza” rappresenta una vera e propria rivoluzione nella cultura aziendale finora prevalente. Tutto parte dall'idea che lo stato di crisi, inteso come stato di "inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate", non solo sia evitabile, ma qualora impossibile da schivare, possa essere superato attraverso una serie di interventi interni all'impresa stessa. La crisi viene, dunque, intesa come un fenomeno fisiologico, che può verificarsi nel corso della vita dell'impresa.

Con la riforma, quindi, si passa dal classico concetto di gestione della contabilità alla necessità di tenere sotto controllo i flussi di cassa aziendali, per salvaguardare la salute finanziaria dell'impresa.


Gli obiettivi della riforma in breve:

  • Consentire una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese, evitando che il ritardo nel percepire i segnali di crisi di un'impresa possa poi portare a uno stato di crisi irreversibile
  • Preservare, quanto più possibile, l'attività aziendale in crisi a causa di particolari contingenze
  • Garantire ai creditori l’ottenimento di un (seppur parziale) soddisfacimento del proprio credito
  • Evitare alla collettività le conseguenze negative connesse alla chiusura di un’impresa, soprattutto in termini di perdita di posti di lavoro
  • Salvaguardare la capacità imprenditoriale di coloro che vanno incontro a un fallimento di impresa

Su quest’ultimo punto, tra le novità troviamo l'eliminazione del termine "fallimento", sostituito con l’espressione “liquidazione giudiziale”. Come già successo in altri paesi d'Europa, ora anche l'Italia si fa interprete di quella che appare un'esigenza prioritaria, quella di evitare ogni connotazione di discredito personale e morale dell’imprenditore insolvente.

Novità principali della riforma Premesso che, come abbiamo visto, l'obiettivo

principale del Codice di Crisi dell'impresa e dell’insolvenza è quello di salvaguardare l'azienda in crisi, lo strumento per raggiungerlo è la creazione di un sistema di allerta. In base al nuovo Codice, tutte le aziende dovranno dotarsi di un apparato di controllo, sia organizzativo sia amministrativo e contabile , grazie al quale sarà più semplice intercettare già dalle prime avvisaglie la crisi e, nella migliore delle ipotesi, riportare in equilibrio l’azienda sia operando da soli sia ricorrendo a esperti specializzati.


Concretamente, l’azienda dovrà

  • far uso di specifici indici e indicatori che, applicati ai bilanci aziendali, possono segnalare situazioni di difficoltà;
  • monitorare i rischi a cui è soggetta l’attività aziendale;
  • pianificare l’attività economico-finanziaria attraverso budget periodici, bilanci infrannuali ecc.

In altre parole, quelle che fino ad oggi erano delle sane abitudini di gestione aziendale, ora diventano obblighi di legge.

Su quest’ultimo fronte, il Codice della Crisi d’impresa parla chiaro: l’imprenditore deve “attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.

Se ciò non avviene, l’amministratore rischia di andare incontro a responsabilità penali e patrimoniali rispondendo con i beni personali per i debiti aziendali  che non possono essere pagati con il patrimonio aziendale. Nelle s.r.l. (società a responsabilità limitata) si perderebbe il principale vantaggio che ha l’imprenditore nello svolgere un’attività con la s.r.l. ovvero proteggere il proprio patrimonio dai rischi di impresa.


Qualora emergano avvisaglie di difficoltà, l’allerta potrà essere:

  • Interna: se attivata dall’imprenditore (che in questo modo può evitare pesanti sanzioni) o dal collegio sindacale, dal revisore o dal sindaco (se presenti), che potrebbero incorrere in gravi responsabilità di mancata segnalazione di situazioni di crisi;
  • Esterna: se attivata dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS o dall’Agenzia di riscossione. Tutti e tre questi soggetti sono chiamati a effettuare segnalazioni nel caso di ritardo nei pagamenti di imposte, contributi, debiti scaduti per IVA, contributi e imposte iscritte a ruolo.

In generale, la riforma del Codice di Crisi dell'impresa prevede le seguenti novità:

  • viene data preferenza agli strumenti di gestione delle crisi rispetto a quelli dell’esecuzione giudiziale;
  • è previsto l’obbligo di nominare un organo di controllo o un revisore per quelle aziende che nei dei due esercizi precedenti abbiano  superato almeno uno dei seguenti tre limiti:
    • attivo dello stato patrimoniale superiori ai 4 milioni di euro
    • ricavi superiori ai 4 milioni di euro
    • 20 dipendenti
  • saranno semplificate le disposizioni in materia concorsuale e, allo stesso tempo, sarà prevista una riduzione dei tempi e dei costi;
  • verranno fissati benefici penali in caso di bancarotta se l’imprenditore si attiva prontamente a segnalare la crisi d’impresa;
  • si provvederà all’armonizzazione delle procedure di gestione della crisi e dell’insolvenza del datore di lavoro con le forme di tutela dell’occupazione e del reddito dei lavoratori;
  • si introdurrà l’ istituto della “composizione negoziata della crisi”, ovvero un nuovo strumento di ausilio alle imprese in difficoltà finalizzato al loro risanamento, che fa riferimento alla Camera di Commercio presso la quale è iscritto l’imprenditore e che ha come fine ultimo il risanamento dell’impresa.

Conseguenze della riforma

Con l’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’impresa, abbiamo visto che per gli imprenditori diventerà di fatto obbligatorio dotarsi di un budget di tesoreria. Quello, cioè, che fino ad oggi era una corretta prassi aziendale, ora viene richiesto espressamente dalla Legge. Questo, inevitabilmente, comporta delle responsabilità per chi non si adegua o per chi, pur avendo consapevolezza di un quadro finanziario squilibrato, ovvero con uscite superiori alle entrate, non ha fatto nulla.


L’amministratore, anche delle SRL, che non si adegua dovrà dunque rispondere con il proprio patrimonio.


Attenzione, dunque. Per chi non si adegua:

  • l’amministratore risponde con il patrimonio proprio, in maniera solidale e limitata alla differenza tra le passività e il patrimonio aziendale.
  • Sono previste responsabilità anche patrimoniali per il revisore o per il collegio sindacale che non ha emesso rilievi in caso di carenze nell’assetto organizzativo

Cosa puoi fare per essere in regola? Consigli pratici

Concretamente, per il titolare di un’impresa il primo passo da fare è dunque quello di dotarsi di sistemi informativi e di piattaforme per monitorare la situazione economico-finanziaria con l’obiettivo di rilevare al più presto eventuali segnali di crisi.


Ma non solo.


In presenza di un accertato stato di difficoltà, il Codice delle Crisi d’Impresa mette a disposizione dell’imprenditore una serie di strumenti per evitare che l’azienda fallisca. Tutto questo, se da una parte rappresenta una garanzia per gli stakeholder, ovvero per tutti i soggetti che si relazionano all’impresa, dall’altra responsabilizza l’amministratore (anche delle SRL) che, in caso di inerzia, è responsabile con il proprio patrimonio dello stato di crisi.

La resposabilità degli amministratori e dei sindaci revisori

La responsabilità patrimoniale degli amministratori verso la società è prevista dall'art. 2392 cc, verso i creditori sociali dall'articolo 2394 cc e verso i singoli soci o terzi dall'art 2395 c.c.. Sulla base dei vari possibili profili di responsabilità occorre precisare che la mancata predisposizione di assetti organizzativi costituisce un inadempimento di gravità tale da assorbire la valutazione della correttezza delle scelte gestionali adottate dall'amministratore. Questo comporta una semplificazione sul piano probatorio dovendosi dimostrare solo il danno, mentre se l'amministratore potrà dimostrare l'adeguatezza degli assetti, sarà possibile invocare la cosiddetta business judgment rule, ovvero la non sindacabilità nel merito delle scelte da lui operate, sottraendosi a un giudizio di responsabilità.

Che cosa fare in concreto

L’amministratore, avvalendosi di professionisti specializzati nella crisi di impresa, è chiamato a calcolare diversi indici, ma soprattutto a cambiare la visione dell’impresa, non più focalizzata sul passato, ma su una prospettiva futura di almeno dodici mesi.


Volendo sintetizzare, come amministratore della tua azienda, per essere in regola con il nuovo Codice della Crisi d’impresa dovrai:

  • Effettuare una previsione delle entrate e delle uscite ad almeno dodici mesi: il focus non è più quanto l’azienda è stata brava in passato a raggiungere un certo livello di utili, quanto piuttosto quali sono le prospettive di liquidità nei mesi a venire. Queste proiezioni risultano particolarmente importanti per evitare che l’impresa arrivi impreparata a gestire eventi avversi imprevedibili, come è successo negli ultimi anni con la pandemia e le tensioni geo-politiche.
  • Stilare un budget delle entrate e delle uscite: la pietra angolare di un’azienda sana è la liquidità. La presenza di un costante flusso di denaro in entrata è, generalmente, sinonimo di conti in equilibrio, ma anche di maggiore forza contrattuale quando si tratta, per esempio, di negoziare condizioni più favorevoli di finanziamento con gli istituti bancari.
  • Stimare il DSCR (Debit Service Coverage Ratio, in italiano “Rapporto di copertura del servizio del debito”), ovvero la capacità di rimborso del debito.

Si tratta di un indice finanziario prospettico rilevante sia per le imprese sia per le banche per verificare la sostenibilità del debito. La sua caratteristica è quella di analizzare in modo “dinamico” la capacità di rimborso del debito dell’impresa e la sostenibilità del debito, considerando anche i piani di sviluppo aziendali.

Servizi Innovativi per le Imprese srl

Servizi Innovativi per le Imprese srl
P. IVA 03649910548

Contatti

0759003290

Le nostre sedi

Milano, Roma, Perugia, Bari, Cosenza, Trapani

© 2023, Prophelia Consulting.